A VICENZA DA ENRICO MITROVICH (parte seconda)

A VICENZA DA ENRICO MITROVICH (parte seconda)

(Intanto Enrico mi mostra i quadri che ha nel suo studio, ammassati contro una parete. Li tira fuori a uno a uno e me li spiega…)

 

 

EM

Un giorno sono andato a vedere un allevamento di polli: saranno stati tremila pulcini. Come sono entrato all’improvviso tutti si sono alzati in piedi…io mi sono spostato un po’ e tutti e tremila si sono girati…non ho mai avuto un seguito così! Sono rimasto così impressionato che sono anni che li dipingo…li faccio anche colorati, tipo United Colors Of Benetton…perché negli anni ’70 li coloravano con l’anilina per regalarli…il che era anche pericoloso! Utilizzo una lastra offset colorata e con la saldatrice faccio i buchini. La lastra si brucia, ogni colpo di bruciatura dà la sensazione dell’occhio…gli occhietti li faccio con le saldature…Scusa ma faccio sempre le sinossi, così spiego, altrimenti i quadri sono incomprensibili…

 

E. Mitrovich, Pulcini, 1997

 

GMM

Ma secondo te è importante capirlo? Posto che è molto bello che tu me lo racconti…

EM

Io penso che chi viene a vedere una mostra deve fare meno fatica possibile…visto che io il quadro l’ho fatto con un certo intendimento mi sembra corretto riportarlo. Mi fa piacere che le persone abbiano gli strumenti, gli offro tutta la filiera, da dove sono partito, perché sono arrivato fin qua. Magari è riduttivo e comunque ognuno ci vede quello che vuole, non importa, ma nascono così. Tornando ai pulcini, l’occhietto ho provato anche a dipingerlo ma ho visto che questo piccolo colpo di saldatrice creava una singolarità, siccome bene o male ogni pulcino è una singolarità per trasmetterlo ho pensato che ci volesse un elemento casuale e l’elemento casuale è la bruciatura perché ogni bruciatura è a sé, ce ne sono di più grandi, di più piccole, alcune si incendiano, perché c’è il colore, però è anche una texture. Poi si può fare anche molto più grande, il che dà la sensazione della vastità della tragedia…va bene che ogni pulcino è a sé ma quando ne vedi tremila sono tremila singolarità! Quest’opera del ’97, ma negli anni ho continuato a dipingere questo soggetto. E’ un quadro che si presta alle cornici…con la cornice il quadro diventa un oggetto…

 

 

GMM

Infatti vedo che usi spesso la cornice. Nella mostra Hortus conclusus, se non sbaglio, la cornice aveva anche un valore simbolico…

EM

Lì era un barbatrucco che ho inventato apposta…

GMM

…perché a te piace l’opera finita così…con la cornice…

EM

Io ne compro molte di cornici per completare i miei quadri…la cornice entra a fare parte dell’opera.

GMM

Mi piace che le tue opere nascano così, con questa considerazione, è interessante…

EM

Io lo faccio perché l’ho imparato. Ho un amico gallerista che me l’ha insegnato. I quadri cambiano tanto con la cornice…

GMM

Cambiano nella percezione di chi compra, intendi dire… è fatto più a scopi commerciali oppure rispecchiano un tuo punto di vista particolare?

EM

Cambia l’atmosfera. Io per esempio ho tanti quadri a casa, una piccola collezione; a me piacciono molto i quadri dell’ottocento e del novecento. Quando il mio amico gallerista mi vende un’opera non mi faccio mai pagare, mi faccio dare un quadro. Io continuo a cambiare cornici ai miei quadri e….loro cambiano!

GMM

Però insieme alla cornice c’è anche il vetro….

EM

Il vetro serve a creare distanza. Questa frase non è mia, è di Bacon…e a me questa cosa convince…

GMM

Ma perché c’è bisogno di creare distanza? Prendendo le distanze però non si riescono a percepire certi valori formali del quadro…

EM

Bacon intendeva creare la distanza per accentuare l’elemento di artificiosità.

 

(Enrico continua a mostrarmi quadri…)

EM

Questa è la serie delle rotatorie, le ho dipinte due o tre anni fa..

Nella rotatoria di via Milano c’è realmente un coccodrillo rosso della cracking art, non sono parte dell’arredo urbano, è stato un collezionista a regalarlo. Siccome le rotatorie sono una malattia del momento, ce ne sono ovunque e hanno degli arredi incredibili – roba da squilibrati – trovi di tutto. Le rotatorie hanno un’altra caratteristica: dove cadono cadono e qualsiasi cosa preesistente viene inglobata, hanno una forza egemone, diventano un referente gerarchico…nulla resiste alla rotatoria! A Vicenza, a San Bortolo, c’è una porta medievale all’interno di una rotatoria; un’altra, invece, ha addirittura fagocitato un ponte, che non collega nulla. Quindi io ho messo come titolo una frase di Nietsche, qui davvero azzeccata, “l’uomo è un ponte tra due nulla”.

EM

Queste sono delle farfalline che bevono dai diffusori di whisky dei bar, c’è sempre una goccetta che rimane…

E. Mitrovich, Don’t worry be happy

 

EM

Questa ha a che fare con l’ossessione per il bicarbonato di sodio in cucina per igienizzare. E’ una natura morta: volevo fare delle nature morte in cucina e ho pensato di inserire una variabile attuale, che è o l’amuchina o il bicarbonato di sodio…

 

(…intanto guardando le opere mi soffermo a osservare le tele…)

GMM

E l’utilizzo di queste tele? Sono tele di riciclo?

EM

Ho preso il libro di Hebborn, “Il manuale del falsario”, che spiega tutti i vecchi sistemi di preparazione delle tele, come lui li aveva rideclinati coi prodotti che trovi adesso. Io non utilizzo tele preconfezionate, cerco sempre tele di juta e di lino, come le utilizzavano anticamente e faccio le preparazioni seguendo indicativamente i precetti di Hebborn, con le colle e i gessi e si presta molto se trovi tele particolari. Questo per esempio era un copriletto di mia nonna… quindi sfrutti la texture e il rilievo, diventa un oggetto che utilizzi. Le vecchie tele hanno un’altra caratteristica: essendo fatte coi vecchi telai hanno una battuta massima, quindi riportano sempre delle cuciture. Quando faccio la preparazione delle tele utilizzo le cuciture così, come si trovano casualmente, come dei frame all’interno del quadro, come un architetto che deve ristrutturare all’interno di vincoli. Io considero le cuciture dei vincoli: la composizione, in qualche modo, deve tenere presente che ci sono.

 

E. Mitrovich, Mamma con bambino, 2009

 

EM

Ecco, questo è la madre con bambino…è una foto…erano tutte delle campiture…quindi la cucitura ci sta…

GMM

Cerchi di creare un rapporto tra immagine e supporto…

EM

Quando le preparo ho sempre delle perplessità se è il caso di dipingerci sopra, perché sono già talmente belle così…

GMM

Sì, guarda che bello questo retro…

 

E. Mitrovich, Autotreno… (retro)

 

EM

“Percorrendo via Milano”, questa rappresenta via Milano, dove sono nato io. E’ una via molto trafficata. A me piace percorrerla guardandola attraverso il navigatore, che pacifica tutto. Il navigatore, il mondo ortogonale…

 

E. Mitrovich, Percorrendo viale Milano, 2009

 

GMM

Ricorre ancora l’immagine e la funzione del videogioco…

EM

Sì, è un micro videogioco, ricompone un mondo, semplifica l’esistenza e quindi ti calma.

GMM

Sai che ho notato che quando ho il navigatore perdo il senso dell’orientamento? Per questo sono contraria ai videogiochi, perché sono dei facilitatori e in un certo senso inibiscono delle capacità…

 

E. Mitrovich, Tre corvi restaurati, 2007

 

EM

In questo quadro, “Tre corvi restaurati”, nel tentativo di fare l’imprimitura – che si fa con colle, che respirano da dietro – il quadro si è scollato, allora l’ho restaurato usando il codice alfanumerico, quello che ti dicevo prima, che viene usato negli algoritmi. Questo è jpeg: è la sequenza dei numeri che dà il parametro della tonalità che il computer utilizzerebbe per rappresentare determinati colori…è un restauro.

 

E. Mitrovich, Fronte dolomitico, 2008

 

EM

Questo è “Fronte dolomitico…”, rappresenta gli alpini sul colle in guerra, nel 1916: anche questa è un’immagine che ho trovato…

Questo è il nuotatore che nuota a delfino…“The butterfly stroke”, è il titolo del quadro e anche quello di una mostra che ho fatto. E’ una metafora della pittura come un movimento innaturale per cercare di impossessarsi della realtà.

 

E. Mitrovich, The butterfly stroke

 

EM

Il delfino è uno stile molto artificiale, un po’ come diceva Bacon, fai una tale fatica e non vai velocissimo. E’ di grande artificiosità il colpo della farfalla, proprio come il tentativo della pittura di appropriarsi del reale, con un colpo molto innaturale, faticoso, che non riesce minimamente a raggiungere l’obiettivo a cui arriva la fotografia …questa era l’idea della mostra.

GMM

E’ molto bella questa superficie così scabra…

(continua…)