IL CORPO COME STRUMENTO NELL’ARTE DELLE DONNE

IL CORPO COME STRUMENTO NELL’ARTE DELLE DONNE

IL CORPO COME STRUMENTO NELL’ARTE DELLE DONNE

 

Comincia alla galleria Formaprima un seminario in tre incontri…”Il corpo come strumento nell’arte delle donne”

Lo conducono due amiche, Paola Ricevuti e Cristiane Geraldelli.

 

 

 

Insieme disegniamo, al lunedì sera, da anni.

Disegniamo e dipingiamo, ognuna a proprio modo, corpi.

Questa grande passione ci lega e ci accomuna anche il fatto di aver condotto studi di storia dell’arte.

Paola è laureata in Storia dell’arte dall’antichità al contemporaneo, all’Università di Pavia, e Cristiane Geraldelli, dopo la laurea, ha conseguito un master in Arti Visive in Brasile, a Rio De Janeiro.

Io ho messo a disposizione il luogo – la galleria Formaprima, mia seconda casa, luogo di tanti momenti di condivisione dell’arte – loro hanno messo competenze e idee.

Abbiamo fatto una chiacchierata sui contenuti e le motivazioni del seminario, per spiegare a chi ci legge che cosa avverrà sabato 10, 17 e 24 marzo.

 

GIULIA

La proposta del seminario “Il corpo come strumento nell’arte delle donne” è sembrata un’iniziativa interessante per celebrare la giornata internazionale della donna portando l’attenzione sul lavoro delle artiste-donne che si sono occupate di corpo.

Perché il “corpo” E perché le donne?

 

Louise Bourgeois, Femme Maison

PAOLA

Da diverso tempo il corpo è al centro dei miei interessi. Nei miei studi mi sono soffermata su questi argomenti in entrambe le tesi. Nella triennale mi sono occupata strettamente di performance – la nascita delle performance dagli anni ‘60 in poi, il cambiamento dell’immagine femminile negli anni ‘70 – e di Cindy Sherman. La Sherman nella sua ricerca privilegia l’idea del corpo e della sua trasformazione: nei suoi lavori lei aggiunge protesi, crea dei corpi non reali, metaforici.

 

 

Cindy Sherman, History 2

 

Ho poi proseguito su questi studi nella specialistica e ho trovato una personalità artistica molto interessante: Louise Bourgeois. Questa artista elabora il corpo in un modo ancora diverso: non agisce strettamente sul suo corpo – la sua indagine è molto più mentale, psicologica – ma c’è sempre questa “forma corpo” che viene ricreata con materiali diversi.

E’ anche questa l’idea che vogliamo dare, cioè che non si tratti solo di “corpo fisico” ma anche di riproduzione dello stesso, oppure anche di ambienti che diventano corpo e molte altre accezioni ancora.

 

 

Louise Bourgeois

GIULIA

Perché le donne?

 

PAOLA

In quanto donna ho una particolare curiosità e sensibilità verso quelle artiste che, come noi, indagano il corpo da anni. Nel nostro lavoro artistico (con te, Cristiane, Ippolita e Isabella…) è da tanto tempo che ci lavoriamo, cercando anche noi un senso, uno scopo, una motivazione.

Ci affascina il fatto che dietro al corpo ci sia una storia: noi cerchiamo di scavare questo interno, anche se ne vediamo solo l’involucro esterno, la forma.

E poi mi piace che le donne siano riuscite in un periodo storico che permetteva questo sbocciare delle idee femminili – negli anni ’60 con la rivoluzione culturale, sessuale – ad esplicitare questi bisogni.

 

 

Cindy Sherman

 

Finalmente le donne hanno cominciato a usare il proprio corpo in un nuovo modo e a non considerarlo più come tramite del piacere maschile.

Hanno deciso di usarlo, anche in modo sfrontato e sessuale, ma per volontà personale, hanno scelto, in un momento particolare della storia, di essere non più solo madri e mogli, ma anche donne e artiste.

Mi piace anche l’idea che ci sia stata questa voglia di esprimersi urlando, anche in modo decisamente provocatorio. Mostrare il sesso o i seni talvolta sembra una cosa esageratamente esibizionista ma è fatto appositamente per avere un certo tipo di reazione, per sconvolgere.

Ciò che vorremmo chiarire nel seminario è che il corpo non è solo “corpo fisico”: il corpo è anche un concetto, un’idea, che viene riportata in molti altri modi dalle artiste.

Il corpo contiene sentimenti, emozioni che vengono esternati attraverso questa fisicità e non solo.

 

CRISTIANE

Io porto uno sguardo più particolare perché il Brasile ha tutt’altro contesto storico-politico e sociale.

In verità abbiamo lo stesso sfondo internazionale che ha descritto Paola (il corpo della donna, la rivoluzione sessuale degli anni ‘70) ma in Brasile il corpo è diventato più uno strumento di ricerca sociale e di denuncia politica che di emancipazione femminile.

 

 

Lygia Clark, Wearing Máscara abismo com tapa olhos – Hand Dialogue

 

Ci sono molteplici ricerche sul corpo indagato nella sua capacità di creare relazioni nello spazio, o di matrice psicologica.

Esistono delle peculiarità nelle opere di artiste brasiliane – alcune non così conosciute, altre invece già note a livello internazionale – che abbiamo deciso di mettere a confronto con lo sguardo europeo.

 

 

Tarsila do Amaral, Abaporu

 

Anche il mio progetto di master è partito dal corpo, ma si è focalizzato maggiormente sul “corpo dello spettatore” in una dimensione improntata alla relazione.

Al centro dei miei interessi non solo il corpo dell’artista che produce arte ma quello dello spettatore che guarda l’arte all’interno di uno spazio, che è quello della relazione.

Infatti l’arte brasiliana è stata molto influenzata dall’arte nord americana, soprattutto dalla Minimal Art, la questione spaziale, la Land Art.

 

 

Maria Martins, The Impossible, III

 

GIULIA

Sarà interessante il confronto tra i due approcci…

 

PAOLA

I messaggi possono essere diversi, così come le modalità espressive, i materiali utilizzati, le accezioni di corpo, ma l’analogia tra i due sguardi sta nel fatto che, quale che siano le peculiarità europee o brasiliane, il corpo crea maggiore empatia nel pubblico che si sente più rappresentato. Il pubblico fa suo quel corpo e sente veramente quel dolore o anche la gioia espressa.

Comunque la dimensione dello spazio è presente anche tra le artiste di cui parlerò io.

 

 

Louise Borgeois, The cells

 

Ci sono sviluppi più intimistici e personali delle artiste che portano, ad esempio, un dramma femminile – le violenze sulle donne, la maternità, dove il corpo si modifica – e altri invece sono messaggi sociali, di denuncia, dove le artiste si fanno portavoce di uomini e donne. Cercheremo appunto di capire quali divergenze e quali affinità emergeranno da un confronto tra una produzione brasiliana che gravitava intorno all’arte nordamericana e la produzione di artiste che hanno operato in Europa, anche se di nazionalità e continenti diversi.

GIULIA

Cristiane, mentre Paola ha precisato che nella produzione europea e nord americana legata al corpo la matrice femminista risulta essere preponderante, non sembra essere lo stesso nell’arte delle brasiliane. I temi dell’emancipazione femminile non sono stati sviluppati in Brasile?

 

 

Lygia Pape, Divisor

 

CRISTIANE

Ci sono artiste che hanno fatto della questione femminile oggetto di ricerca ma, in linea generale, no, non è quello il centro dell’indagine intorno al corpo.

Il mantenimento dell’identità culturale brasiliana e il desiderio di distinzione rispetto alle peculiarità straniere hanno forse frenato questa spinta.

Dal 1920 le artiste e gli artisti hanno perseguito l’obiettivo di creare un’arte con connotati specifici brasiliani, per non omologarsi.

 

 

Marcia X, Desenhando com terços

 

Forse per questo la questione femminile, protagonista dell’arte europea ed espressione di un momento storico, in Brasile è rimasta in ombra, o comunque è stata trattata in modo più discreto, meno urlato, senza i toni di denuncia.

 

PAOLA

Cristiane, la donna in Brasile si sentiva già emancipata e quindi non aveva bisogno di affermarsi oppure non aveva ancora raggiunto un livello di emancipazione tale da fare passare questo messaggio?

 

CRISTIANE

Quando sono arrivata in Italia io mi sono spaventata a sentire toni così forti intorno alla questione femminile, per una cosa che io davo per scontata.

L’emancipazione in Brasile c’era. Le donne hanno sempre lavorato.

Poi non so se per una forma di ipocrisia non se ne parla…

GIULIA

Certo dipenderà anche dal livello di istruzione.

CRISTIANE

C’è un abisso sociale assurdo in Brasile. Rispetto all’uomo la donna è sempre stata il fulcro della società e della famiglia. La donna brasiliana risolve ogni cosa. Da noi è molto diffuso l’abbandono maschile: l’uomo se ne va e lascia la famiglia. Anche nei ceti popolari è così: è sempre la donna ad essere a capo della famiglia. In Italia la donna è più “femminile” nel senso che uomo e donna si sono “divisi” i ruoli in modo più netto…

 

GIULIA

E’ una società più matriarcale il Brasile…

Nella famiglia l’uomo è debole. Ma nel lavoro? Come opportunità di lavoro tra uomo e donna il Brasile come è messo?

 

CRISTIANE

La donna ha più difficoltà ad affermarsi a livelli alti nel lavoro e nel potere, ma molto meno rispetto all’Italia, ci sono meno pregiudizi.

Basti pensare che in Brasile abbiamo avuto un presidente donna.

In un certo senso l’emancipazione della donna ha preso una piega che va in senso contrario rispetto alle donne stesse, privandole della desiderata autonomia: ci siamo emancipate a tal punto che non abbiamo più bisogno degli uomini.

Tornando all’arte, va detto però che, ormai da qualche anno, in Brasile il discorso sull’emancipazione femminile sta cominciando a svilupparsi, ma è cosa recente.

 

GIULIA

Riflettendo sul femminicidio, nelle favelas e nei ceti più poveri, se non ho inteso male, la violenza c’è a tutti i livelli: su uomini, donne, bambini…e quindi non riguarda esclusivamente la “questione femminile”, non è un questione di genere. Farei una considerazione: rispetto all’Europa in Brasile c’è una sperequazione sociale molto più alta, abissale…

 

CRISTIANE

La ricchezza è concentrata nelle mani di una oligarchia brasiliana, poi c’è una classe media che, lavorando, ha accesso ad istruzione, cultura, salute e poi l’abisso della povertà, senza tutela sociale, quasi in schiavitù…

 

GIULIA

Azzardo un’ipotesi… In Brasile non c’è circolazione, comunicazione sociale. La violenza sembrerebbe rimanere confinata nelle zone di povertà estrema e, in misura minore, negli altri ceti. Sembra esserci meno violenza diffusa perché c’è meno trasversalità.

Da noi è diverso. Poiché invece c’è circolazione sociale (che, ovviamente, è una conquista!), una certa cultura di violenza ha più possibilità di diffondersi trasversalmente nelle classi. Questo potrebbe spiegare perché c’è una percezione del femminicidio in Brasile come di un problema meno urgente.

L’altra spiegazione sarebbe da ricercare nell’informazione, ma è un discorso troppo ampio…

 

CRISTIANE

E poi ricordiamoci che chi fa arte appartiene alle classi medio-alte.

GIULIA

Ed è per questo motivo, forse, che le artiste brasiliane non hanno trattato il tema del disagio della donna, come è stato nella nostra società.

 

 

Anita Malfatti, A boba

One comment

  1. semplicemente Grazie: per l’accoglienza che Giulia ha creato in una Casa-Galleria che sa di “nido”, nelle luci e ombre studiate a regola d’arte, nei dettagli e nei colori..
    Grazie per la professionalità delle Donne-Artiste-Relatrici che sono riuscite, in una manciata di ore, a fare una sintesi appassionata su un arco temporale di un certo spessore, spaziando tra i continenti, alla ricerca di un filo rosso”…Siete riuscite a “ingolosirmi”!
    La questione del corpo, della differenza di genere, dell’essenza femminile e dell’assenza di una regola identificatoria – a differenza dell’uomo – sono questioni a me molto care….
    Quindi…attendo con piacere il prossimo appuntamento.
    Elisa M.

    elisa macera

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